Difendere Israele vuol dire preservare il diritto all’esistenza di Israele. Esistenza che viene minacciata ogni giorno da alcuni regimi teocratici. Ci sono uomini e politici nel Medio Oriente che vogliono annientare lo stato ebraico, ma l’opinione pubblica occidentale spesso è lenta a capire la portata devastante di questa minaccia. Come pure non si accorgono che c’è una origine storica in tutto questo, il nazimo, l’idea del genocidio di un intero popolo. Ma in passato ci sono state persone coraggiose che, con pochi mezzi, riuscirono a fermare la macchina dello sterminio e della Grande Menzogna antisemita. Persone della mia terra, l’Albania.
Venti anni fa vennero mostrati a una delegazione americana recatasi a Tirana alcuni dossier risalenti agli anni della dittatura comunista di Hoxha. Il rappresentante del Congresso, Joe Dioguardi, rese pubblici alcuni di questi documenti, che hanno grande importanza storica, relativi alle testimonianze di ebrei salvati dagli albanesi durante la II Guerra Mondiale. Dopo la scoperta il senatore Dioguardi spedì quei documenti a Tel Aviv e l’Albania venne inserita nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”, ovvero quei Paesi, quelle persone o enti, che si erano impegnate a salvare degli ebrei dall’Olocausto. L’Albania ha anche un altro primato: è l’unico Paese coinvolto nel secondo conflitto mondiale in cui non ci siano state deportazioni e che può vantare di aver salvato tutti gli ebrei presenti nel suo territorio. E’ infatti un dato storico acquisito come prima della Seconda Guerra Mondiale gli ebrei in Albania fossero circa 200 mentre alla fine della guerra risultarono essere oltre 2mila.
Come fecero a salvarsi? In parte per l’isolamento di cui godeva il nostro paese in un contesto europeo che al contrario era fortemente influenzato dall’ideologia fascista e nazista, ma soprattutto grazie alla cultura albanese – basata su un codice morale, il ‘Kanun’, e in particolare su una sua parte, la ‘Besa’ – che ritiene un dovere inderogabile difendere la vita umana di chiunque, anche a costo della propria incolumità. Da notare come, nel corso della storia, questo codice si sia a volte contrapposto al potere politico e si siano registrati casi in cui il Kanun veniva addirittura prima di altre forme del potere costituito. Il Kanun, infatti, contiene anche altri elementi inaccettabili come il delitto d’onore o il dovere di vendicare anche con l’omicidio i torti subiti. Su tutto, però, ha un grande merito, quello di non riconoscere la parola “straniero”: esistono gli “ospiti” ma non gli “stranieri”.
Durante la Seconda Guerra Mondiale gli albanesi nascosero gli ebrei nel loro territorio sia per iniziativa privata, sia perché la autorità locali si rifiutarono di consegnare ai fascisti italiani arrivati nel loro paese nel 1939 – e ai tedeschi nazisti arrivati poi nel 1943 – le liste con i nomi degli ebrei presenti nel territorio. Il pericolo di ritorsioni, specie durante l’occupazione nazista, era molto alto, ma i cittadini e le autorità albanesi difesero gli ebrei totalmente: nascondendoli nelle case, procurando loro documenti falsi, travestendoli da contadini e spostandoli da un luogo all’altro per sfuggire alla morte.
Tra le tante storie di “giusti” se ne ricordano alcune davvero incredibili, come quella di Ali Alia. Un negoziante che, per salvare un ebreo caduto nelle mani di un nazista, ospitò quest’ultimo a casa sua facendolo ubriacare. Ma ci sono anche testimonianze da cui si deduce che in certi casi furono gli stessi occupanti italiani a scongiurare lo sterminio. Era il segno che la macchina nazista si poteva fermare. Berlino infine si rese conto di non poter contare su Tirana per condurre a termine le sue operazioni. Se si pensa che, al di fuori dell’Albania, solo una ristretta parte di essi sia riuscita a sopravvivere all’Olocausto, la straordinaria importanza della repubblica schipetara negli anni dell’Olocausto risulta ancora più evidente. Anche gli albanesi del Kossovo, del Montenegro e della Macedonia avrebbero contribuito alla salvezza di molti ebrei aiutandoli a rifugiarsi in Albania.
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